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foto Fulvio Lacitignola

Mozart al Teatro Grande di Brescia, ultimi due concerti


Dopo questa eterna chiusura è con grande gioia che possiamo finalmente annunciare i due concerti al Teatro Grande di Brescia che concludono la integrale delle Sonate di Mozart, percorsa da cima a fondo in ordine cronologico dal duo formato dal violinista Fulvio Luciani e dal pianista Massimiliano Motterle.

I concerti si terranno nella Sala Grande – non nel Ridotto come di consueto, un grande onore per noi –, con inizio alle ore 19.30, per permettere a tutti di rientrare a casa nel rispetto delle norme vigenti.


La prima metà del ciclo era stata programmata nello spazio televisivo e digitale, in onda su Classica HD (Sky canale 136) e Teletutto, e online sulla pagina Facebook del Teatro Grande. Se vuoi rivederla clicca qui.



Avevamo detto che è un’integrale rara. Che queste sonate rappresentano una rivoluzione, perché per la prima volta mettono in scena l’azione, il conflitto, tra due personalità diverse, quelle dei due strumenti, che hanno valori e istanze non sempre coincidenti. Che sono un seme gettato nel futuro, ad aprire uno spazio, creare un genere, che porterà alla Sonata a Kreutzer, alle sonate di Brahms, e a tutte le altre grandi e meravigliose sonate dell’Otto e Novecento, il cui frutto non dovrà maturare perché è compiuto già in Mozart. E che è precisamente questo l’inganno della scrittura mozartiana, di saper dire una parola che ne nasconde un’altra, senza che la luminosa bellezza dell’involucro sia corrotta dal contenuto, anche amaro. Niente – in Mozart – richiama il conflitto. Semmai equilibrio sembra essere la parola che meglio descrive la sua musica. Rimanda a un’idea di luminosa staticità, di permanenza nell’assoluto.


Ora che abbiamo percorso metà del cammino qualcosa abbiamo imparato. Che queste sonate sono invece in vertiginosa progressione di bellezza, e non sembrava possibile, tanto sono belle già le prime. E che il segreto forse sta proprio nell’essere in due a suonarle, costretti in uno spazio circoscritto, un terreno di gioco, uno spazio scenico. La bellezza di cui parliamo forse non è uno stato acquisito quanto l’aspirazione a raggiungerla, che la genera.

Al termine del nostro cammino ci aspettano le tre ultime sonate: le raggiungeremo passando per un ciclo di variazioni che sarà l’unica altra sosta in una tonalità minore dopo la sonata scritta in morte della madre.

Tre sonate, come le ultime tre sinfonie, come le ultime tre sonate per pianoforte di Beethoven o di Schubert: sono un luogo. Queste nostre, quelle che ascolteremo, si sono disposte da sé, senza un progetto editoriale o una commissione che le mettesse insieme. Tre gesti liberi e spontanei, e forse necessari. In una c’è un frammento della Sinfonia Jupiter, un’altra fu scritta per una violinista italiana in tournée, e Mozart la suonò con lei, l’ultima è forse la più bella.



3.

18 maggio ore 19.30

Sala Grande

“Hélas, j’ai perdu mon amant”

Sonata in si bemolle maggiore K.378

Sonata in sol maggiore K.379

6 Variazioni in sol minore sulla canzone anonima “Hélas, j’ai perdu mon amant” K.360

Sonata in mi bemolle maggiore K.380


4.

25 maggio ore 19.30

Sala Grande

Le tre ultime grandi Sonate viennesi

Sonata in mi bemolle maggiore K.454, dedicata a Regina Strinasacchi

Sonata in mi bemolle maggiore K.481

Sonata in la maggiore K.526



Fulvio Luciani, violino

Massimiliano Motterle, pianoforte