notizie

 

Sonate parallele, Brahms e Schumann


Esecuzione integrale delle Sonate per pianoforte e violino di Johannes Brahms e Robert Schumann - terzo concerto



Brescia, Ridotto del Teatro Grande

giovedì 21 febbraio 2019 - ore 20.30


La costruzione della spontaneità

Johannes Brahms:

Sonata in sol maggiore op.78

Sonata in la maggiore op.100

Sonata in re minore op.108



venerdì 22 febbraio 2019 - ore 11


Sonate parallele, Brahms e Schumann

Conversazione sulla musica, riservata alle scuole



Fulvio Luciani, violino

Massimiliano Motterle, pianoforte



http://www.teatrogrande.it




Spesso Brahms scrisse due volte: due Quintetti d’archi, due Sestetti, due Serenate, due Concerti per pianoforte. Qualche volta tre: tre Quartetti d’archi, tre Trii, tre Quartetti con pianoforte. Come a voler tornare in uno stesso luogo ancora una volta.

Le tre Sonate per pianoforte e violino furono scritte in un arco di circa dieci anni. Ce n’era almeno un’altra andata perduta, che Brahms aveva con sé quando si presentò a casa Schumann, ci sono le due Sonate op.120, ascoltate lo scorso concerto, e almeno altre quattro, se non di più, distrutte per insoddisfazione prima di essere date alle stampe. È il segno di un interesse rimasto vivo per il violino messo accanto al pianoforte, lo strumento che Brahms suonava.

Violino e pianoforte non avrebbero ragioni per stare insieme. Non hanno affinità naturali, l’uno si sente solista ma da solo potrebbe fare ben poco, l’altro basterebbe a se stesso ma sa concedere spazio, lo spazio vitale prima di tutto, perché la disparità sonora tra i due strumenti è tale che se il pianoforte volesse potrebbe annullare il violino in qualsiasi momento. L’uno ha la bellezza nel suono, l’altro ha la capacità di costruirla nella mente di chi ascolta. Il terreno della loro collaborazione è dunque tutto da costruire, ma fecondo.


L’interprete ha a che fare con il prodigio della creazione artistica tutta la vita, senza mai poterne cogliere il mistero. Ci si inoltra in un mondo di meraviglie che sono come quei tesori a disposizione dell’uomo, la visione del cielo notturno, del mare, di fronte ai quali ci si sente grati e infinitamente piccoli. Stupisce che possano essere frutto tanto di quella che chiamiamo ispirazione quanto di un lavoro paziente di costruzione. Mi sono chiesto spesso cosa spinga chi crea a scegliere questa seconda strada. Inclinazione personale, certo, ma io immagino anche altro: in questo non consegnarsi del tutto alla fantasia, all’immaginazione, a me pare di vedere il desiderio di valicare i limiti del proprio mondo conosciuto mercé la tecnica della scrittura: saranno i suoi meccanismi, usati con sapienza, a crearne uno nuovo, che diversamente non avremmo saputo immaginare. Brahms scriveva così, costruiva la spontaneità.


Delle tre Sonate, la prima op.78 è un fragile regno della poesia, venato di malinconia. Anche la seconda, l’op.100, viene descritta come una composizione felice. Lo è, ma sottopelle si scorgono muscoli assai poderosi. La terza è forse quella più in equilibrio: una vera, grande Sonata da concerto, che non rinuncia a un tratto anche intimo.

Andrebbero ascoltate sempre tutte insieme, queste tre Sonate.

foto silvestro paletti