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Sonate parallele, Brahms e Schumann


Esecuzione integrale delle Sonate per pianoforte e violino di Johannes Brahms e Robert Schumann - primo concerto



Brescia, Ridotto del Teatro Grande

venerdì 25 gennaio 2019 - ore 20.30


Prima del buio

Roberto Schumann:

Sonata in la minore op.105

Sonata in re minore op.121

Sonata in la minore opera postuma


Fulvio Luciani, violino

Massimiliano Motterle, pianoforte



Noi siamo soliti accomunare Schumann a Brahms sotto la bandiera dei romantici, forse perché si incontrarono e condivisero un breve tratto di vita. Non ci sono forse compositori più diversi, invece: l’uno, Schumann, impegnato a lasciar fluire la musica direttamente dall’inconscio, l’altro, Brahms, a nasconderlo, l’inconscio, dietro alla sapienza della scrittura, a costruire l’illusione della spontaneità.

Per tutti e due, come per tutti i romantici, fu centrale il problema della forma. Quella della Sonata per pianoforte e violino è però una forma un poco meno illustre e terrorizzante di quanto non siano la Sinfonia e il Quartetto, e un poco più accondiscendente, perché offre l’appiglio del pianoforte, che fu lo strumento di entrambi.

Così, ad accostarle, proprio queste che sono Sonate e non composizioni modellate liberamente, quelle dell’uno e quelle dell’altro appaiono in tutta la loro complementare diversità. Sonate parallele, dunque, ma tutte quante con il violino affianco al pianoforte, come ad indicare che è la sua la voce che guida al congedo, all’addio.


La vita di Schumann è stata spenta dalla malattia mentale. Aveva crisi durante le quali era assordato dall’orribile musica dei demoni. Poi raccontava di essere stato salvato dalla musica degli angeli. Una volta fu Schubert ad inviargli un tema, una specie di guida salvifica a cui aggrapparsi, che Schumann riuscì a ricordare a trascrivere. Ne fece il tema del secondo movimento del suo Concerto per violino.

Scrisse tre Sonate per violino, tutte vicine negli anni, due quasi gemelle, poi una terza. Ma se la prima, l’op.105, è in un certo senso ancora una Sonata tradizionale, già dall’op.121 ci si addentra in un territorio in cui i riferimenti consueti non valgono. Il suono è scuro, gli strumenti lottano. Non c’è racconto, semmai uno stato d’animo, un clima di attesa e di minaccia che perdura per un tempo straordinariamente lungo per una Sonata col violino. E nella Sonata opera postuma, l’ultima composizione completata, la situazione è ancor più estrema. Movimenti brevi, violenti, ad eccezione del terzo, l’Intermezzo, che è quieto, luminoso e confidente come fosse stato scritto in un’epoca lontana e felice. Un’oasi, forse una memoria incorrotta, riaffiorata chissà come.

Quest’ultima Sonata dovette far paura sia a Brahms che a Clara, che non la inclusero, né inclusero il Concerto, nel catalogo delle opere di Schumann.

Tre Sonate. Un viaggio. Disposte in quest’ordine, un viaggio verso il vuoto, prima del buio.




prossimi concerti:



venerdì 8 febbraio 2019 - ore 20.30


Un congedo

Johannes Brahms:

Sonata in fa minore op.120.1

Scherzo, dalla Sonata FAE

Brahms - Castelnuovo-Tedesco: Tre Intermezzi op. 117

Sonata in mi bemolle maggiore op.120.2



giovedì 21 febbraio 2019 - ore 20.30


La costruzione della spontaneità

Johannes Brahms:

Sonata in sol maggiore op.78

Sonata in la maggiore op.100

Sonata in re minore op.108



venerdì 22 febbraio 2019 - ore 11


Sonate parallele, Brahms e Schumann

Conversazione sulla musica, riservata alle scuole

foto Giovanni Hänninen