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Lionello Forzanti. Dalla laguna alle Ande
Amadeus, luglio 2010
Lionello Natal Antonio Forzanti, Venezia 24.XII.1913 - Manhattan Beach, California, 6 .XII.2009
Lo scorso 6 dicembre si è spento a Manhattan Beach, California, quasi novantaseienne, il violista e direttore Lionello Forzanti, “after a beautiful and exciting life!”, come scrivono i suoi familiari con tanto di punto esclamativo. Una vita così lunga e che abbia attraversato le epoche e i luoghi che ha attraversato non può che esser stata una straordinaria avventura, ed è bello che sia ricordata con gioia. Le vita di Forzanti sono state almeno due: una spesa a fare il violista e una a fare il direttore; per raccontarle - parliamo di un uomo nato prima della prima guerra mondiale - capirete che un po’ dovremo correre.
In Italia, a parlar di Forzanti viene in mente il Quartetto Italiano. La vicenda è nota, tutta intrecciata intorno al Quartetto di Debussy. Borciani, la Pegreffi, Forzanti e Rossi si incontrano all’Accademia Chigiana di Siena nell’estate del 1942, nella classe di musica da camera di Arturo Bonucci. Studiano il Quartetto di Debussy e lo eseguono al saggio finale del 9 settembre, radiotrasmesso, come recita il programma di sala: è il primo atto di un complesso che sarà celebre.
Nel giugno seguente Forzanti e la Pegreffi eseguono ancora il Quartetto di Debussy, la Pegreffi come primo violino, per l’esame di diploma dell’Accademia di Santa Cecilia a Roma. L’esame è pubblico, si tiene il 18 giugno 1943 nella Sala Accademica di Via dei Greci e alle esecuzioni partecipano il pianista Piero Guarino, diplomando, due allievi confermandi, il violinista Luciano Rosada e il violoncellista Giorgio Menegozzo, e, per l’esecuzione della Sonata a tre di Casella, anche il docente Arturo Bonucci. Sono tutti nomi significativi: Bonucci fu un importante violoncellista, componente del Trio Italiano con Casella e Poltronieri, del Quintetto Boccherini e del Quartetto Carmirelli, Guarino sarà fondatore con l’aiuto di un gruppo di mecenati del Conservatoire de Musique d’Alexandrie, poi riconosciuto e sovvenzionato dal governo egiziano, e in seguito direttore dei Conservatori di Sassari e di Parma, Rosada sarà direttore d’orchestra, allievo di Antonio Guarnieri e di Giorgio Federico Ghedini per la composizione, attivo alla Scala e come direttore stabile dei Pomeriggi Musicali di Milano. Forzanti consegue la votazione di 10 su 10.
Nell’agosto 1945, a guerra appena finita, il Quartetto Italiano si riunisce a Reggio Emilia. Il debutto è a novembre, in programma ancora Debussy. Appena quattro mesi ed è già tempo per il primo disco, ancora Debussy, manco a dirlo. È l’unica registrazione di Forzanti col Quartetto Italiano, una registrazione che era perduta da decenni e che Amadeus, per una di quelle coincidenze dietro alle quali sembra di scorgere qualcosa di più e di diverso dal caso, ha ripubblicato nei giorni in cui è arrivata la notizia della scomparsa di Forzanti. È un’esecuzione straordinaria, che mostra un’affascinate coerenza tra il bellissimo suono di Forzanti e quello del quartetto tutto, e una maniera di fraseggiare piena di inventiva che sembra resa possibile proprio da quell’intesa così sottile sul piano della sonorità.
Il Quartetto Italiano ha successo. Dal nulla, in un solo anno mette in fila ben 49 concerti. Ma Forzanti lascia. Vuole fare il direttore.
Forzanti era nato a Venezia la vigilia di Natale del 1913, si era diplomato in violino, in viola e in composizione, ma la sua passione e il suo sogno era la direzione d’orchestra.
Era tornato alla Chigiana anche nel 1943, per frequentare il corso di direzione tenuto da Antonio Guarnieri, veneziano come lui, e uno dei saggi l’aveva visto protagonista insieme a Carlo Zecchi e Umberto Cattini. Nel 1944 vince a Milano un concorso nazionale per direttori, in giuria Gian Francesco Malipiero, Gino Marinuzzi, Armando La Rosa Parodi e Gabriele Bianchi. II premio consiste in un concerto alla Scala e in un corso di perfezionamento a Salisburgo sotto la guida di Clemens Krauss, ma Milano è stata bombardata e con essa il teatro, e il concerto non si tiene. Durante gli ultimi anni della guerra Forzanti è uno dei protagonisti di una rinascita mozartiana a Venezia, affianco a personaggi come Gracis, La Rosa Parodi, Guarnieri, Gorini, Lorenzi e Molinari Pradelli. Nel 1944-45 dirige quattro concerti alla Fenice con programmi che comprendono la seconda Sinfonia di Brahms e il Concerto Triplo di Beethoven, solisti Gino Gorini, Luigi Ferro e Gilberto Crepax, ma con attenzione anche alla musica italiana e del Novecento - Wolf-Ferrari, Bossi, Pick-Mangiagalli, ma anche lo Stravinskij di Dumbarton Oaks e della Suite per piccola orchestra -, ed è fondatore, organizzatore e direttore dell’Orchestra d’archi di Venezia. Secondo il materiale pubblicitario che egli stesso faceva circolare, è ancora attivo a Torino e a Palermo, poi lascia l’Italia per il Sud America. In Italia tornerà nel 1979 per un concerto alla Fenice di Venezia dove avrà come solista un giovane Giuliano Carmignola.
In America Latina sarà Leonello Forzante, per un errore di trascrizione, e la sua vita sarà in continuo movimento. Il primo impegno sudamericano è al Teatro Argentino di La Plata dove nel 1947 ottiene con un’audizione un contratto come direttore. È anche docente all’Academia de Bellas Artes dell’Universidad Nacional di La Plata, e non smette di suonare: nel 1948 vince il posto di prima viola nell’Orchestra Sinfonica Nazionale di Buenos Aires. Nel 1949 è invitato per un concerto a Cordoba e gli viene offerta la direzione stabile dell’Orchestra Sinfonica. Si trasferisce ad insegnare viola e musica da camera al Conservatorio Nazionale di Cordoba e, nel 1950, sposa Licia Trost. Anche la stampa italiana dà notizia dei suoi successi. Nel 1951 dirige due concerti in omaggio a Evita Peron, organizzati dal Ministero dell’educazione e della cultura e dal Partido Peronista de Cordoba. Nel marzo 1952 è invitato a Buenos Aires, al Teatro Cervantes; il concerto, molto atteso, ha in programma la seconda Sinfonia di Brahms e ottiene un successo che gli apre le porte di altri ingaggi in America Latina. Seguono ancora concerti a Tucuman, insegnamento a Santa Fe, Universidad del Litoral, e, nel 1953, l’esecuzione della Nona di Beethoven con l’orchestra Sinfonica di Buenos Aires e del Teatro Colón unite e un coro di 150 elementi, salutata come una consacrazione dalla stampa locale. È forse il momento più felice della sua carriera di direttore.
Il Mediterraneo porta in Italia la notizia del debutto brasiliano, il 15 dicembre 1953, e ne parla come di una rivelazione. Aggiunge anche qualche notizia: “Attualmente Lionello Forzanti dirige — come maestro stabile — l’eccellente orchestra da camera della Radio Pra-2, che a Rio è stata paragonata dai critici con le migliori orchestre straniere. È interessante mettere in rilievo che questa selezionata orchestra è composta per il 50 per cento di strumentisti italiani ora residenti in Brasile, ciò che conferma, ancora una volta, il valore dei nostri artisti che, come questo direttore Lionello Forzanti, fanno onore all'arte Italiana all'estero”. Dunque, il legame con l’Italia non è perduto del tutto. È prima viola dell’Orchestra Sinfonica Brasiliana a Rio de Janeiro e non smette nemmeno di suonare musica da camera: è fondatore e violista del Quarteto do Teatro Municipal di Rio de Janeiro, una formazione guidata da Mariuccia Iacovino, grande Dama do Violino Brasileiro - interprete e dedicataria della musica di Villa-Lobos e fondatrice della Società del Quartetto di Rio e di molti altri complessi - di cui fa parte anche il violoncellista italiano Renzo Brancaleon e con cui esegue ancora il Quartetto di Debussy. Prosegue anche nell’insegnamento, presso il Conservatorio di Copacabana ed è invitato a dirigere a São Paulo e Belo Horizonte. A Rio nascono le figlie Rossana e Adriana.
Dal 1960 è in Messico, in attesa di un visto per entrare finalmente negli Stati Uniti. È violista nell’orchestra Sinfonica di Xalapa, poi nell’Orchestra Nazionale. Nel 1961 insegna violino al Conservatorio di Mexico City e nel 1962 fonda il Trio Italiano de México, insieme al violinista Renato Biffoli e al violoncellista Paolo Salvi. Il trio, nato in Italia come Trio Biffoli con Arturo Mazza alla viola, era stato vincitore del Concorso di Monaco nel 1961. Biffoli, allievo di Jacobsen, era stato violino di spalla presso l’Orchestra Haydn di Bolzano e presso la cosiddetta seconda orchestra della Rai di Torino, ed ora era spalla dell’Orchestra Nazionale di Città del Messico. Salvi, allievo di Francesconi e Navarra, era stato primo violoncello alla Haydn e in seguito lo sarà all’Angelicum di Milano, ed era stato nel Giovane Quartetto di Milano insieme a Giulio Franzetti, Giusto Pio e Pasquale Palmieri, complesso primo classificato al Concorso di Ginevra del 1953. Salvi andò in Messico proprio per fare trio ed è l’unico che abbia conosciuto Forzanti di persona con cui mi sia riuscito di parlare. Il suo è il ricordo di una persona che aveva quella istintiva capacità di piacere che è tipica dei veneziani. L’attività del Trio, che ha un repertorio ricco di musica del Novecento, continua fino a che Forzanti può finalmente entrare negli Stati Uniti, dove d’ora in poi risiederà.
Nemmeno negli Stati Uniti Forzanti riesce a stare fermo. Prima è a New Orleans, Louisiana, come prima viola della New Orleans Philarmonic Symphony, poi a Cincinnati, Ohio, nella Cincinnati Symphony Orchestra, poi ad Hartford, Connecticut, dove sposa in seconde nozze Odina Spanio e dove è prima viola nella Hartford Symphony Orchestra, viola dell’Hartt String Quartett e insegna violino e viola presso la Hartt School of Music. Torna di nuovo Cincinnati, e lì nasce il figlio Flavio, nell’orchestra e come viola del Chamber Piano Quartett of Cincinnati, e infine dal 1974 è a Dallas, dove ricopre i ruoli di Associate Principal Viola e Assistant Conductor. L’Italia è lontana, ma è rimasta nel cuore. Per una quindicina d’anni Forzanti torna a Venezia nel mese di agosto quando l’orchestra è in riposo, ogni estate, vicino a una fiamma di gioventù. Ma la sua vita prosegue negli Stati Uniti. Nel 1998 il Dallas Morning News dà notizia dei suoi circa 70 anni di attività in orchestra come di uno straordinario fenomeno di longevità: oltre a suonare a tempo pieno in orchestra, Forzanti guida, cucina, fa il bucato ed è una miniera di meravigliosi aneddoti. Nel 1999 smette di suonare e si trasferisce in California. Ma non resiste: nel 2004, all’età di 91 anni, è ancora nella Beach Cities Symphony Orchestra, dove suona fino alla morte.
Tutto questo, come avete visto, è per sommi capi; tanto altro ci sarebbe ancora da raccontare, e tanto da ragionare. Quel che rimane, credo, è l’immagine di un uomo innamorato della musica e della vita, capace di inseguire ovunque i propri sogni, avendo sempre nel cuore il mare della città dove è nato, e dove ha voluto tornare per sempre.
Fulvio Luciani