Auditorium di Milano, Largo Gustav Mahler
la domenica mattina, ore 11
1. “Il suo nome è Johannes Brahms”
Schumann Sonata in re minore op.121
Schumann Uccello profeta, dalle Waldszenen op.82, versione per violino e pianoforte di Leopold Auer
Schumann Tre Romanze op.94
Schumann Intermezzo - Brahms Scherzo, dalla Sonata FAE dedicata a Joseph Joachim
2. L'etica romantica: le Sonate
Brahms Sonata in sol maggiore op. 78
Brahms Sonata in la maggiore op. 100
Brahms Sonata in re minore op. 108
3. L’immagine riflessa: un altro strumento
Brahms: Valzer op.39, versione per violino e pianoforte di Paul Klengel
Brahms: Sonata in fa minore per violino e pianoforte op.120.1, versione originale della Sonata per clarinetto
Brahms - Castelnuovo-Tedesco: 3 Intermezzi op.117, versione per violino e pianoforte di Mario Castelnuovo-Tedesco (1947-1951)
Brahms: 4 Danze ungheresi, n.6, n.9, n.14 e n.17, versioni per violino e pianoforte di Joseph Joachim e Fritz Kreisler
4. Il fiore di una giovinezza, l’ultima maturità
Mendelssohn Movimento di Sonata per violino e pianoforte, incompiuto
Bach Ciaccona, versione con pianoforte di Felix Mendelssohn Bartholdy
Schumann Sonata in la minore opera postuma
Brahms Sonata in mi bemolle maggiore op.120.2, versione originale della Sonata per clarinetto
Fulvio Luciani, violino
Massimiliano Motterle, pianoforte
quattro concerti intorno a brahms
intorno a brahms
Spesso, i grandi autori ci accontentiamo di amarli di un amore abitudinario, un po’ secondo norma. La passione vera, quella che fa mancare il fiato, la riserviamo alle scoperte che facciamo da soli, per quanto minime possano essere. Personalmente, quando ho cercato di mettere alla prova il mio amore ho sempre trovato che le ragioni che avevo erano poca cosa, e che ce n’erano altre di molto migliori.
Naturalmente, mi piace Brahms. Così, quando è venuto il momento, con Massimiliano Motterle abbiamo deciso di correre l’avventura: non solo le tre canoniche - e bellissime - Sonate, ma anche tutto quel che ci sta intorno: Schumann, Mendelssohn, Joachim, e tutto quel che avremmo potuto trovare e legittimamente suonare col violino e il pianoforte.
Così, abbiamo imparato che anche le due grandi Sonate della maturità, le Sonate op.120 per clarinetto e pianoforte - e per Brahms la maturità fu un’epifania, un dono inatteso che venne quando già aveva deciso di non scrivere più, dopo il Quintetto op.111 -, Brahms le aveva riscritte per violino, e non tutti lo sanno; che i Walzer op.39 li aveva adattati al violino l’editor di Casa Simrock, ed è ovvio pensare che Brahms abbia visto e approvato il suo lavoro e che molti all’epoca i Walzer li suonassero nelle loro case; che anche Mario Castelnuovo-Tedesco aveva fatto, molti anni più tardi in America, qualcosa di simile con un’opera tarda per pianoforte, i Tre Intermezzi op.117, per Brahms “la ninna nanna dei miei dolori”. Insieme ad altri furtarelli di grandi violinisti, Kreisler, Auer e Joachim, sia dalla musica più giocosa di Brahms che da quella così letteraria di Schumann, ne è nato un ciclo, che è insieme un viaggio in un’epoca - in fondo non così lontana: prima della morte di Brahms, Meucci aveva inventato il telefono, i Lumière il cinema, ed era stata fondata la Coca-Cola Company - e in un ambiente, e nella loro viva persistenza negli anni successivi.
Se guardo indietro, forse è Schumann - il punto di partenza di questa avventura, e in un certo senso l’antitesi della musica brahmsiana - l’autore cui mi sono sempre rivolto, fin da studente. Schumann aveva in testa un violino diverso da quello che hanno in mente i violinisti: non il solito bellone un po’ pieno di se stesso ma una specie di macchina della verità, in grado di svelare i nostri pensieri più nascosti. Col violino non è questione di abilità ma di pensiero: non riuscirai mai a suonare “come vuoi” perché quel “che sei” e che pensi scapperà sempre, fuori dal tuo controllo. Se ti arrendi, può essere molto interessante. Se impari ad ascoltarti, può essere che tu impari a conoscerti. Sennò, ti aspetta una vita grama, ma potrai sempre sperare di ingannare i tuoi ascoltatori con qualche bravata. Allora, Schumann semplicemente non lo suonerai.
Come sarà con Brahms, lo capiremo. Ne riparliamo.