“Romantico Bach” è il nuovo progetto del duo Luciani Motterle per laVerdi; viene dopo “Intorno a Brahms” e precede “Beethoven, l’invenzione della musica”, che andrà in scena la stagione prossima. “Romantico Bach” raccoglie l’esecuzione delle Sonate e Partite nella versione con pianoforte di Schumann, di rarissima esecuzione, delle Sonate per violino e tastiera obbligata e di molto altro che sta loro attorno, alla maniera ormai abituale di Luciani e Motterle: raccontando, approfondendo e divagando a parole, prima e tra le esecuzioni.
Ogni concerto è registrato dal vivo e pubblicato in CD, e al ciclo si lega un concorso di composizione, per una composizione idealmente o suggestivamente legata a Bach che, a compimento del loro cammino, Luciani e Motterle eseguiranno nel cuore dell’ultimo concerto del ciclo, il prossimo 3 marzo.
Romantico Bach 1
Johann Sebastian Bach: Sonata in sol minore per violino solo BWV 1001, versione di Robert Schumann con pianoforte
György Ligeti: n.1, n.4 e n.11 da Musica Ricercata per pianoforte (1951-53)
Johannes Brahms: Studio n.5 per la mano sinistra, sulla Ciaccona dalla Partita in re minore BWV1004
Johann Sebastian Bach: Sonata in mi maggiore per violino e cembalo BWV 1016
Romantico Bach 2
Johann Sebastian Bach: Partita in si minore per violino solo BWV 1002, versione di Robert Schumann con pianoforte
Wolfgang Amadeus Mozart: Adagio in si minore per pianoforte KV540
Arvo Pärt: Fratres per violino e pianoforte (1980)
Johann Sebastian Bach: Sonata in si minore per violino e cembalo BWV 1014
Romantico Bach 3
Johann Sebastian Bach: Sonata in la minore per violino solo BWV 1003, versione di Robert Schumann con pianoforte
Johannes Brahms: Sonata in fa minore per violino e pianoforte op.120.1, versione originale per violino della prima Sonata per clarinetto
Johann Sebastian Bach: Sonata in la maggiore per violino e cembalo BWV 1015
Romantico Bach 4
Johann Sebastian Bach: Partita in re minore per violino solo BWV 1004 , versione di Robert Schumann con pianoforte
Alban Berg: Sonata per pianoforte op.1
Johann Sebastian Bach: 'Schafe können sicher weiden', BWV 208, trascrizione per pianoforte di Egon Petri
Johann Sebastian Bach: Sonata in fa minore per violino e cembalo BWV 1018
Romantico Bach 5
Johann Sebastian Bach: Sonata in do maggiore per violino solo BWV 1005, versione di Robert Schumann con pianoforte
Maurice Ravel: Valses nobles et sentimentales per pianoforte (1911)
Bach - Saint-Saëns: Preludio dalla Partita in mi maggiore BWV 1006, per violino e pianoforte
Johann Sebastian Bach: Sonata in do minore per violino e cembalo BWV 1017
Romantico Bach 6
Johann Sebastian Bach: Partita in mi maggiore per violino solo BWV 1006, versione di Robert Schumann con pianoforte
Béla Bartók: Sonata per violino solo
pezzo vincitore del Concorso “Romantico Bach”
Johann Sebastian Bach: Sonata in sol maggiore per violino e cembalo BWV 1019
Fulvio Luciani, violino
Massimiliano Motterle, pianoforte
Auditorium di Milano Fondazione Cariplo
Largo Gustav Mahler
La mia prima esperienza con queste musiche risale all’integrale schumanniana eseguita e registrata con Riccardo Zadra.
Allora ci eravamo limitati alla sola Ciaccona, mentre con Massimiliano Motterle abbiamo provato ad allargare l’orizzonte e a costruire un intero programma monografico che è andato in scena per la prima volta a Mantova, nello splendido Teatro Scientifico ora conosciuto come Teatro Bibiena. Se all’inizio pensavo che eseguire le Sonate e Partite in queste versioni fosse solo una curiosità, ora credo sia molto di più.
Nell’intero repertorio è difficile pensare ad un pezzo più illustre e amato della Ciaccona di Bach. Ma non per merito dei violinisti.
Le Sonate e Partite furono scritte nel 1720 e pubblicate già nel 1802, addirittura in due diverse edizioni. Si deve però attendere fino al 1840, ben più di un secolo dopo la composizione e decenni dopo la pubblicazione, per avere un’esecuzione della sola Ciaccona, e solo grazie a Mendelssohn, che aggiunse una parte di pianoforte “per rendere più facile al pubblico la comprensione del pezzo”, come scrisse un recensore.
Aggiungere una parte di pianoforte alle Sonate e Partite sembrerebbe contrario alla natura stessa di una musica che persegue l’illusione di far ascoltare più voci con uno strumento che invece ne possiede una sola. Nondimeno, Schumann fu così conquistato da quell’ascolto da decidere di scrivere una parte di pianoforte per l’intera raccolta, e la pubblicò nel 1854.
Come intervengono Mendelssohn e Schumann? Forse, di primo acchito avremmo tutti desiderato che - soprattutto il secondo - ne avessero fatto un’opera loro, per avere non uno solo ma due capolavori, senza pensare che questa sì sarebbe stata un’operazione di cui avere qualche dubbio. Invece, entrambi non toccano nemmeno una nota della parte di violino, e si limitano a dare al pianoforte quel che serve a sciogliere i sottintesi armonici e contrappuntistici, come se stessero annotando i loro commenti al margine della pagina.
L’effetto è sorprendente: una semplice armonizzazione segna il carattere, l’andamento di ogni singolo movimento. Il Largo della Sonata in do maggiore, ad esempio, suonato dal violino solo ha una nobiltà un po’ distante, e qui svela una tenerezza che non gli conoscevamo; o l’ultima sezione della Fuga in do maggiore, identica alla prima per decine e decine di battute, in Schumann costringe a suonare con una grandezza che al violino solo sarebbe stata impossibile e che corona degnamente un organismo monumentale. O, ancora, la Ciaccona, nella quale Mendelssohn lascia solo il violino come se la sua, prima della ricapitolazione conclusiva, fosse una cadenza da virtuoso e non solo l’ennesima fantasmagorica ossessiva incarnazione del movimento di danza. È un’altra musica quella che ascoltiamo? No, è quella, ma così come la sentivano due geni.
Non va ad onore dei violinisti che la Ciaccona - una delle pagine capitali dell’intera storia della musica - sia stata un amatissimo pezzo per pianoforte, prima di ridiventare lo straordinario pezzo per violino che è, e che si sia dovuto aspettare Joachim per avere un violinista che avesse finalmente il coraggio di eseguire Bach a solo. E può urtare, al giorno d’oggi, che la nostra percezione di queste pagine sia segnata da quelle esperienze, tutte legate all’Ottocento. Ma è ben da qui che inizia la presenza delle Sonate e Partite nella nostra coscienza, anche se è una nozione che abbiamo rimosso. Mendelssohn e Schumann ci sono stati necessari: molte delle soluzioni di retorica interpretativa contenute nella revisione che Ferdinand David pubblicò già nel 1843 sono rimaste così a lungo nella tradizione da far dubitare che sia possibile, oggi, consciamente o meno, guardare a Bach sapendo prescindere da quell’esperienza.
Per chiudere il cerchio dovremmo risvegliare la memoria di quel primo ascolto, per poter poi rivolgere lo sguardo, direttamente e senza intermediari, a questa straordinaria costellazione di opere. È, io credo, un passaggio che la nostra cultura non ha ancora del tutto compiuto.
6 concerti dedicati a bach
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